La Franciacorta dedica l’ultimo fine settimana di settembre (27-29) alla quarta edizione del suo “Festival in cantina”. Un’occasione per scoprire e degustare i nostri vini, conoscere e attraversare un territorio ricco di arte, storia, cultura e incontrare un ambiente e una natura straordinari.
Sabato 28 e domenica 29, CorteBianca apre nuovamente le porte dei suoi vigneti e della sua casa a visitatori appassionati e a curiosi partecipanti del “Festival”. Quindi, possibilità di degustare Extrabrut, Satèn e Rosè millesimati, accompagnati da un piccolo spuntino con prodotti del nostro territorio come formaggi della Vallecamonica, il salame di Stan Sal di Iseo e altre delizie in grado si sposarsi pienamente con i profumi e l’intensità dei nostri vini .
Ma il cuore di questa due giorni d’incontri è per sabato 28 (ore 16:30) per una lezione con degustazione condotta dal nostro agronomo Pierluigi Donna. Un incontro inconsueto nel quale si vuole presentare l’universo naturale di CorteBianca e di cui i vini, così come il miele e l’olio rappresentano l’espressione finale. Un momento particolare fin dal titolo scelto per indicarlo: “Exsiccata, l’erbario racconta biodiversità e nuovo equilibrio naturale di CorteBianca.”
Una narrazione dove piante, erbe, arbusti comunicano l’immutabilità dei processi biologici rispetto all'evoluzione delle tecnologie e la passione per un metodo di coltura "ancestrale". Un metodo dove si riuniscono amore per la terra, rispetto per ambiente e paesaggio. Condizione necessaria per consentire alla natura di donarci pienamente i suoi frutti.
Una nuova armonia che tutti i prodotti CorteBianca vogliono offrire con i loro profumi e sapori, tutti assolutamente naturali e biologici.
Un grande vino nasce da un’uva altrettanto grande. Sono i dodici mesi di lavoro in vigna, il succedersi delle stagioni, l’andamento climatico a offrire le condizioni di una buona vendemmia. Alla cantina, poi, il compito esprimere in pieno qualità e potenzialità dell’annata.
E le uve 2013 hanno tutte le caratteristiche per trasformarsi in un ottimo “millesimo”. Le condizioni climatiche hanno portato a una maturazione delle uve più tardiva, riportandoci a periodi di raccolta normali tra fine agosto e inizio di settembre, dopo la precocità cui ci avevano abituato le vendemmie degli scorsi anni. Quindi, grappoli raccolti con temperature più fresche, buone rese e soprattutto uve perfettamente sane. Risultato a cui hanno concorso in pieno le tecniche di coltura rigidamente biologiche e naturali adottate dall'agronomo Pierluigi di Donna.
È quanto è accaduto anche a Cortebianca. Vendemmia nell’ultima settimana d’agosto per il Pinot Nero e alla fine della prima di settembre per lo Chardonnay. Il tutto accompagnato da una buona resa di 80 quintali per ettaro. Quantità leggermente inferiore a quella prevista dal disciplinare ma con un ottimo carattere delle uve.
“Se chi ben comincia e a metà dell’opera quest’annata si presenta con prospettive più che buone – spiegano Marina e Mauro appena al rientro della raccolta tra i filari di Cortebianca – il vino esprime sempre ciò che la natura ha creato e quest’anno ci sono state condizioni, sia sulle nostre colline sia in tutta la Franciacorta, particolarmente positive per la vite. Naturalmente, bisognerà aspettare la cantina e dare il tempo al vino di maturare, prima di avere l’ultima e definitiva conferma di essere di fronte a una grande annata”.
Insomma, il testimone passa all'enologo Leonardo Valenti. A lui il compito insieme a Marina e Mauro di trasformare ottime uve bio, in altrettanto ottimi e naturali Franciacorta: "millesimo 2013".
Crediamo che esista un filo invisibile e forte che, come un antico pizzo, unisce le persone, gli animali, le piante, la storia e la cultura di un luogo in un profondo legame di armonia.
Produrre vino in modo naturale è per noi seguire gli intrecci di questo filo, a partire da un angolo di Franciacorta, con il sogno di preservare e difendere un microcosmo, nel rispetto della sua natura e della sua anima.
Intorno a questo concetto ruota tutta la filosofia di CorteBianca. Dalle tecniche biologiche di coltivazione, alla protezione della biodiversità, fino al recupero della cascina secondo principi di bioedilizia e sostenibilità: ogni scelta compiuta in questi anni testimonia il legame con la terra, con la tradizione e un'antica domesticità, e rappresenta una precisa visione, etica ed estetica insieme.