Sembrano i più fragili abitanti del giardino. Eppure se li guardiamo con l’aiuto di autori che a loro si sono dedicati, vedremo attitudini e strategie di sopravvivenza sorprendenti. I fiori, con i loro colori, le geometrie dei petali e la varietà delle forme sono lo strumento che hanno le piante per conquistare terreno. Se, come dice Maeterlinck ne “L’intelligenza dei fiori”: “La pianta concentra tutta la propria esistenza verso un unico scopo: spuntare dal terreno per sfuggire alla calamità sotterranea; eludere e trasgredire una legge misteriosa ed opprimente, liberarsi, strapparsi dalla morsa soffocante, immaginare o invocare ali per scappare il più lontano possibile, affrancarsi da uno spazio in cui il destino l'ha relegata ed accostarsi ad un'altra realtà, entrare a far parte di un mondo emozionante e vivido”, i fiori sono, per la pianta, una specie di 'arma'.
Con sistemi specifici, dal profumo, al nettare, ai “giochi di stami e pistilli” per dirla con Maeterlinck, per arrivare alle tecniche più raffinate (l’uso del vento, gli animali di passaggio, la pioggia o la rugiada), i fiori si propagano in un’ansia di conquista che poco ha a che fare con quell’idea del mondo vegetale “...così calmo, così dimesso, dove tutto sembra pervaso di accettazione, silenzio, obbedienza, ricordo”.
Forse è anche per questo, e non solo per il loro aspetto, che i fiori sono sempre stati, anche se in modi diversissimi da cultura a cultura (come ben racconta Goody nel suo “The culture of flowers”), simboli potenti della vita stessa.
È difficile sottrarsi alle rêveries, mentre guardiamo le fioriture primaverili. Vicino alle altre aromatiche, la rigogliosa e profumata lavanda “Impress purple” spicca con il suo inconfondibile colore, mentre le api intorno inscenano, come in ogni estate, il loro balletto di propagazione della vita.